Viaggi e crociere in Sudan con AfroNine Tour

Il Sudan, un’affascinante paese ancora poco conosciuto al turismo ma con tanto da offrire ai viaggiatori avventurosi. Chicche e gioielli nascosti, vestigia di antiche civiltà come quella dei leggendari Faraoni Neri, crociere in un Mar Rosso dai fondali che mozzano il fiato dalla meraviglia, siti archeologici Patrimonio UNESCO, fanno del Sudan un paese che rimarrà nel cuore di chi lo visita per le profonde emozioni che suscita.

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Viaggi e crociere in Sudan  riservati ai viaggiatori curiosi e avventurosi  che lo cercano. Deserti, popolazioni, vestigia delle antiche civiltà dei Faraoni Neri della Nubia. Un parte del Mar Rosso che non è secondo a nessuno, per crociere nel mar Rosso sudanese inesplorato: crociere subacquee in Mar Rosso, crociere snorkeling costeggiando le spiagge sudanesi, viaggi avventura alla ricerca delle marse dove si riproducono le mante. Ecco quello che attende i viaggiatori curiosi!

KHARTOUM

Sulla confluenza del Nilo Bianco con il Nilo Azzurro sorge Khartoum, la cui area urbana conta oltre cinque milioni di abitanti; la città infatti è composta da tre zone, rispettivamente Khartoum stessa, Omdurman e North Khartoum. Mentre quest’ultima è prevalentemente un’area industriale, la località di Omdurman vanta un importante passato, essendo stata l’antica capitale del governo mahdista.

I primi insediamenti umani nella regione risalgono all’epoca preistorica, ma la città intesa nel senso più moderno fu probabilmente fondata nel XVII secolo dallo sceicco Arab al Agayed e dalla sua gente. I colori di Khartoum, il cui nome significa “proboscide”, sono il marrone, il bianco e il blu: marroni gli edifici, bianchi i vestiti della gente e blu-cobalto il cielo che schiaccia questa città che non conosce l’ombra delle nuvole. Anche i numerosi mercati (“suk”) di Khartoum sono un trionfo di colori, odori e rumori. L’arteria principale di Khartoum è la “Sharìa al Nil” (viale del Nilo): una strada che corre parallela all’ultimo tratto del Nilo Azzurro, prima che il fiume pieghi a Nord nella sua ostinata corsa verso il mediterraneo. Di giorno la brezza che si può godere passeggiando lungo i marciapiedi della Sharìa è piacevolissima: tra gli imponenti alberi si scorge il fiume che scorre placido, qualche feluca solitaria che resiste alle onde provocate dalle imbarcazioni più grosse. Sul lato sinistro della strada gli edifici più belli della capitale: antichi alberghi coloniali e il Palazzo del Popolo, ora sede del presidente. Nel quartiere universitario, oltre all’Università di al-Khartum fondata nel 1902, si trova il Museo di Storia Naturale, un curioso zoo con una formidabile sezione di uccelli provenienti da tutta l’Africa sub-sahariana.

Interessante la tomba del Mahdi e il museo a lui dedicato, che si sviluppa all’interno di una casa tradizionale sudanese dei primi del secolo scorso, la casa del Khalifa. Questo personaggio, mitico ancora oggi, fu un condottiero che alla fine del secolo scorso riuscì ad unire attorno a sé, sulla base di un fanatismo religioso molto spinto, tutte le tribù della parte nord del Sudan per combattere il potere anglo-egiziano.

Il primo assaggio delle interessanti bellezze di Khartoum avviene nel Museo Nazionale di Khartoum, dove ci si trova immediatamente a tu per tu con templi e iscrizioni interessanti. Con il benvenuto di due colossali statue di granito poste proprio ai lati dell’ingresso e provenienti dall’isola di Argo. Nella parte esterna del museo si trovano tre interi templi (Semna Est, Semna Ovest, Buhen) salvati dalle sponde del Nilo, quando si creò il lago Nasser, e trasportati qui dall’Unesco negli anni ’60 del secolo scorso. Questi importanti monumenti che custodiscono bellissimi affreschi policromi dei faraoni, accuratamente ricostruiti con materiale originale e protetti da un ingegnoso sistema di hangar su rotaie, si affiancano all’interessante raccolta – all’interno del museo – di utensili e ceramiche risalenti all’antichissima civiltà Kerma databile tra il 2500 e ilo 1500 a.C.  che può essere considerata il primo vero regno Kuscita. Si susseguono reperti e cimeli provenienti dai vari siti archeologici del Nord, in una trama di rimandi che tocca le più importanti tappe della storia sudanese, tra cui la cristianizzazione – e la testa di bronzo raffigurante l’imperatore romano Augusto trovata nella città reale di Meroe è in tal senso molto significativa. Il museo si trova lungo la Nile Avènue, proprio vicino alla confluenza del Nilo Bianco e del Nilo Azzurro che ha da sempre reso Khartoum un lembo di terra particolarmente allettante per gli scambi tra le popolazioni nomadi del nord e del sud, nonché per lo smercio dell’avorio e dei prodotti provenienti dall’Africa centrale. Sulle sponde del Nilo Azzurro sorgono due dei più famosi hotel della capitale, l’Hotel Palace con il suo rigoglioso giardino e l’Holiday Villa in stile coloniale, costruito dagli inglesi nel 1902, dove dormirono anche la regina Vittoria e Winston Churchill.

Il Mercato di Omdurman è uno dei luoghi più caratteristici della capitale del Sudan e sicuramente è il luogo giusto per immergersi completamente nella colorata vita locale. Qui è possibile trovare prodotti artigianali locali e ovviamente moltissimi prodotti alimentari. A ovest di Omdurman si trova anche il mercato dei cammelli, un frequentatissimo luogo di commercio e scambi di questi utilissimi animali.

Il Republican Palace Museum, inaugurato nel 2000, si trova nell’antica cattedrale anglicana degli Ognissanti sulla Sharia al-Jama’a, accanto allo storico palazzo presidenziale. Il museo comprende la sala degli eroi, ricordi come la limousine presidenziale e il pianoforte del generale Gordon.

KARIMA, L’ANTICA NAPATA

Antica denominazione dell’attuale Karima, Napata fu la capitale del Regno d’Egitto durante la XXV dinastia, quella dei Faraoni Neri. Tra il VII e l’VIII secolo a.C. l’Alta Nubia venne unificata, il culto del Dio Amon venne ripristinato e Jebel Barkal, nei pressi di Napata, ne divenne il principale centro cerimoniale, con templi dedicati al Dio proprio alla base del monte sacro; ciò determinò la rinascita della cultura egizia nel Regno Sudanese di Kush.

Il Sudan è la terra dei deserti di sabbia, delle carovane e di fondali marini mozzafiato, oltre ad essere considerato da molti viaggiatori un vero paradiso per gli appassionati di archeologia, ed è indubbio come la valle del Nilo sia davvero una miniera inesauribile di tesori. Ma c’è un luogo che più di altri riesce a catturare la fantasia di chi ama la storia e le sue leggende: Karima, l’antica Napata nel cuore della Nubia rappresenta uno dei luoghi più magici per quanto riguarda l’archeologia di tutto il pianeta. Quando si arriva in questa porzione di deserto nubiano, lo sguardo viene catturato da un monolito d’arenaria che si erge solitario a poca distanza dal Nilo: il Jebel Barkal con il suo fascino intrinseco che trasporta il viaggiatore tra passato e presente. Nel 780 a.C. circa, il Re Alara unificò la Nubia superiore. Il culto del Dio Amon risorse e venne centrato a Napata e al Jebel Barkal, provocando una rinascita della cultura egizia a Kush. Il successore di Alara, Kashta, si espanse nella Nubia inferiore e rivendicò il titolo simbolico del faraone, dando inizio alla conquista nubiana dell’Egitto. È stato seguito da Piankhy che ha preso il controllo di Thebes e ha dato inizio alla 25 ° dinastia, nota anche come dinastia nubiana o dei faraoni neri.

Punto di riferimento nel deserto nubiano, il Jebel Barkal (“Jebel” significa montagna in arabo) può essere visto da decine di chilometri mentre si è ancora nel deserto. Ai piedi di questa meravigliosa montagna di arenaria rossa isolata con scogliere e considerata santa fin dai tempi antichi, c’è il grande tempio dedicato ai faraoni del nuovo regno e al loro patrono Amon. L’antica “Montagna” di Amon, l’Olimpo dei Nubiani, era stato il cuore religioso nubiano da oltre 1700 anni. Oltre alle rovine del grande tempio ci sono ancora parecchi muri di granito scolpiti che dovevano confinare con un lungo viale che probabilmente portava al Nilo.

La necropoli reale della città antica di Napata aveva un gran numero di piramidi in tre diversi luoghi. Uno era sul lato occidentale del monte Jebel Barkal dove possiamo vedere rovine di antiche piramidi reali ignoti. Un altro è a El Kurru, una dozzina di chilometri a sud dalla montagna dove è possibile visitare una delle due tombe scavate nella roccia sotto le piramidi – parzialmente crollate – e totalmente decorate con immagini del faraone, degli dei e iscrizioni geroglifiche multicolori. Nella Necropoli di El Kurru sono sepolti molti faraoni tra cui Piankhy ei suoi amati cavalli. Ma il faraone nero più conosciuto è Taharqa (690-664 a.c.) che ha assunto i confini del suo impero tra la Libia e la Palestina. Fu il fondatore della più recente Necropoli di Nuri, situata sul lato orientale del fiume Nilo. I siti archeologici napatani sono elencati come patrimonio mondiale dell’umanità dall’UNESCO.

TEMPIO DI SOLEB

Situato sul lato occidentale del fiume Nilo, vicino al piccolo villaggio di Soleb, il Tempio di Soleb è il tempio più grande e suggestivo costruito dai faraoni Egiziani in Sudan. Fu costruito sotto il regno di Amenhotep III° (1390-1352 AC), uno dei Re della 18° dinastia e dedicato agli Dei Egizi Amun-Re e Nebmaatre. L’interesse che suscita questo tempio è dovuto alla presenza di una iscrizione abbastanza particolare, dove pare sia menzionato per la prima volta il nome del Dio degli Ebrei, ovvero Yhaweh. Quando scoprirono il tempio, gli archeologi trovarono un’iscrizione in caratteri geroglifici che sembra rappresentare il Tetragramma ebraico, YHWH, o Geova. Questa iscrizione risale a 500 anni prima della famosa Stele moabita, che in precedenza era il più antico documento a noi noto contenente il nome divino.

JEBEL BARKAL e la NECROPOLI DI EL KURRU

Punto di riferimento nel deserto nubiano, il Jebel Barkal (“Jebel” in arabo significa montagna) può essere visto da qualche decina di chilometri di distanza quando si è ancora in pieno deserto, diventando così un punto di riferimento per i viaggiatori. Ai piedi di questa splendida montagna isolata di arenaria rossa dalle pareti a strapiombo scelta come montagna sacra dai sovrani Kushiti che nella sua colonnina a forma di Ureo riconoscevano la decorazione a forma di serpente cara agli Egizi nonché simbolo regale per eccellenza, ritenuto la casa del dio Amon, si trova il grande tempio, dedicato dai faraoni del Nuovo Regno al loro protettore Amon. L’antica “Montagna Pura” di Amon, rimase per oltre un millennio il cuore religioso della Nubia. Oltre ai resti del grande tempio si trovano ancora alcuni arieti scolpiti in granito che probabilmente fiancheggiavano il viale che portava all’imbarcadero sul Nilo. Oltre ai resti del grande tempio che comprende il Dromos decorato da numerosi arieti scolpiti in granito, ci sono altri resti di templi più piccoli e antichi palazzi reali. Scavata nella parete alla base della montagna si trova un santuario dedicata alla Dea Mut, sposa reale del Dio Amon con alcune stanze decorata con splendidi bassorilievi. A Nord del Jebel si ergono in pieno deserto alcune piramidi dai profili molto slanciato, tombe di una dinastia kushita probabilmente parallela a quella ufficiale. Le necropoli reali dell’antica città di Napata, capitale della Nubia (dal 740 al 350 a.C.) prima del periodo meroitico, contavano numerosissime piramidi in tre differenti località: poche centinaia di metri a Nord del Jebel Barkal, a El Kurru, una decina di chilometri a Sud della montagna ed a Nuri, che si trova sull’altra sponda del Nilo. La Necropoli di El Kurru, a circa 10 km da Karima, è un sito che si trova presso la quarta cataratta del Nilo, nelle vicinanze del sito di Jebel Barkal, l’antica capitale nubiana di Napata, e contiene le tombe di re Kashta e del figlio Pianki, assieme ai successori di Pianki: Shabaka, Shebitqo e Tanutamani. Quattordici piramidi furono costruite per le loro regine, molte delle quali rinomate regine guerriere. Queste piramidi possono essere paragonate alle 120 piramidi più grandi costruite in Egitto nell’arco di 3000 anni. Qui si possono vistare due tombe scavate nella roccia, sottostanti a piramidi in parte crollate e completamente decorate con iscrizioni geroglifiche e immagini policrome di rappresentazioni del faraone e delle divinità.

Al periodo napateo e meroitico (750 a.C.-350 d.C.) in Nubia risalgono numerose necropoli reali, i cui complessi piramidali sono ancora visibili. Il cimitero più antico attestato è quello ubicato a El-Kurru, È stato ipotizzato che El-Kurru sia da identificare con “kry”, toponimo citato nei testi geroglifici del Nuovo Regno come limite meridionale del dominio egiziano in territorio kushita. El-Kurru fu scelta come necropoli dai sovrani kushiti e mantenne tale ruolo fino alla seconda metà del IV sec. a.C., agli inizî dell’epoca meroitica. Controversa è la datazione delle sepolture più antiche. La teoria attualmente più accreditata è basata sulla presenza di oggetti egiziani ascrivibili alla fine del Nuovo Regno (XII-XI sec. a.C.) all’interno delle camere sepolcrali.

NECROPOLI DI NURI

Nell’Alta Nubia, le piramidi di Nuri, sono state costruite tra il 664 e il 300 a.C. e contenevano le mummie di 19 Re e 53 Regine dell’impero di Kush. Oggi purtroppo non sono in buone condizioni e quasi tutte sono crollate e sepolte sotto la sabbia. Taharqa è stato il primo re a costruire la sua tomba a Nuri e la sua piramide è sempre stata la più alta.

Le piramidi di Nuri generalmente erano molto più grandi di quelle di El Kurru, le loro altezze si aggiravano tra i 20 e i 30 m. Le cappelle funerarie erano sempre costruite sul lato orientale della piramide e furono decorate con rilievi, ed addobbate con steli. Gli altri sovrani che edificarono le loro piramidi a Nuri proseguirono la tradizione di diversificare ogni piramide dall’altra nella tecnica costruttiva, nelle dimensioni o nella tipologia, come nel caso di accrescere fino a tre camere sotterranee, creando tra l’anticamera e la camera funeraria, un altro ambiente, detto della “confessione negativa”, tratto dai rituali del Libro dei Morti. La necropoli di Nuri ospitò così oltre all’unico faraone della XXV dinastia che la creò anche i re nubiani di Kush e ben 53 piramidi di piccole dimensioni di regine e principesse che oggi sono sparpagliati nella campagna di Nuri al di là del costone roccioso dove vennero edificate le prime piramidi.

OLD DONGOLA

Il sito archeologico Old Dongola è uno dei luoghi più affascinanti e meno conosciuti del paese

Importante città della Nubia medievale, e punto di partenza per le carovane dirette ad ovest verso Darfur e Kordofan, dal IV al XIV secolo . L’antica Dongola fu fondata nel V secolo come fortezza, ma in poco tempo si sviluppò una vera e propria città che fiorì nel medioevo divenendo cristiana, tanto che ora sono molte le rovine di antiche chiese che si possono ammirare. Con l’avvento del Cristianesimo, divenne la capitale del regno di Makuria, e vi furono costruite numerose chiese. Tra queste vi è l’Edificio X (come viene chiamato dagli archeologi contemporanei) e la Chiesa dai pavimenti di pietra. Queste due strutture furono erette a circa 100 metri dal centro della città murata, il che fa capire che già a quei tempi la città si estendeva oltre le mura originarie della fortezza. L’Edificio X fu poco dopo rimpiazzato dalla Vecchia Chiesa. A metà del VII secolo le due chiese principali furono distrutte, e ricostruite poco dopo. La Vecchia chiesa fu smantellata per recuperare materiale edile per riparare le mura della città.

DESERTO DEL BAYUDA

Il deserto di Bayuda copre un’area di circa 100,000 km quadrati nel nord-est del Sudan. Il deserto ha due suddivisioni principali il cui confine è formato dal Wadi Abu Dom. A est si trova il campo vulcanico di Bayuda e ad ovest si trova una zona con affioramenti rocciosi sparsi tra lenzuola di sabbia.

Il deserto del Bayuda si caratterizza per le aspre montagne basaltiche nere, molte delle quali di origine vulcanica e dalla tipica forma tronco-conica. Vaste distese pianeggianti di ciottoli di quarzo intervallate da wadi asciutti dove cresce un po’ di vegetazione: alberi di acacia, erbe e spesso cespugli verdi che sono terreni di pascolo per i gruppi di animali delle tribù nomadi.

La parola “Bayuda” deriva da “abyod” che in arabo significa bianco; il contrasto creato dalle montagne di pietra nera e dalla sabbia chiara potrebbe essere l’origine di questo nome. È l’area deserta all’interno del ciclo del Nilo dove il fiume sembra scorrere verso sud.

NECROPOLI REALE DI MEROE

Patrimonio UNESCO dal 2011, questa città millenaria, situata a nord-est di Khartoum, custodisce il più ampio sito nubiano di piramidi che risalgono all’800 a.C e svettano sulla sabbia dorata del deserto quale simbolo del dominio dei Faraoni Neri e della potenza del prestigioso regno di Kush.

In tutto, tra quelle delle località di El -Kurru e di Nuri, se ne contano circa 220 e costituiscono la maggior concentrazione di piramidi al mondo (in Egitto ce ne sono circa 120). Il sito di Meroe, noto anche come “cimitero reale”, è il più grande e le sue 100 piramidi, circondate dal Sahara e divise tra le tre aree nord, sud e ovest, sono le più antiche. A pochi Km dalla “città reale”, vecchia di quasi 3 mila anni e le cui rovine (i templi di Amon e del Sole e i Bagni Reali) sorgono tra la macchia e le acacie lungo le rive del Nilo, le piramidi accolgono il visitatore in un’atmosfera incontaminata. È proprio l’assenza della calca di turisti e il fascino dell’ignoto che donano alle piramidi meroitiche un’autenticità ben maggiore delle più celebrate sorelle di Giza.

La Necropoli Reale di Meroe si trova a circa 3 chilometri dal Nilo su lievi rilievi ricoperti di piccole dune di sabbia gialla. Oltre 40 piramidi, alcune perfettamente conservate, svettano con la loro forma aguzza verso il cielo terso in un ambiente particolarmente suggestivo. Le piccole cappelle votive poste di fronte alle piramidi presentano le pareti decorate con bassorilievi che mostrano episodi della vita del Faraone ed immagini delle divinità. La necropoli fu utilizzata fra il 400 a.C. ed il 400 d.C. nel periodo di maggior splendore della civiltà meroitica. A differenza delle piramidi egizie le camere mortuarie non si trovano all’interno della piramide, ma sottoterra, la piramide era semplicemente un monumento funerario.

Gli scavi hanno confermato che la Città Reale di Meroe occupava una grande area con una zona centrale circondata da sobborghi e da una cinta di mura. La maggior parte del terreno occupato dalla città, che è formato da molte collinette ricoperte di frammenti di ceramica rossa, attende ancora di essere scavata. Le poche vestigia sottratte fino ad oggi alla morsa della sabbia ci mostrano però la vastità degli edifici di cui la città era costituita. Interessante anche il “bagno”, una piscina che veniva riempita con l’acqua del Nilo, riservata ai nobili e con numerose decorazioni in stucco.

KERMA

Kerma è il nome odierno del villaggio sudanese dove un tempo si trovava la capitale dell’antica terra di Kush. Qui le ultime scoperte di Charles Bonnet ci riportano all’epoca suggestiva della XXV dinastia quando l’Egitto fu guidato dai sovrani del profondo sud.

La città di Kerma si estende a sud della terza cataratta del Nilo sulla sponda orientale del fiume ed è la città più grande tra Dongola e Abri. Durante il periodo dell’età del bronzo (3000 AC), convivevano diverse antiche culture sudanesi, e una di queste era la cultura Kerma nell’Alta Nubia. Incentrato sulla terza cataratta, il Regno di Kerma può essere considerato il primo regno Kushita. In oltre mezzo secolo di scavi, il regno di Kerma (2500-1500 a. C.), nel nord del Sudan, non ha ancora svelato tutti i suoi segreti.

Kerma è uno dei campi di sepolture più antichi dell’Africa e uno dei più estesi siti archeologici della Nubia. In decenni di scavi e ricerche vi sono stati ritrovati numerosissimi oggetti, migliaia di sepolcri e quartieri residenziali. Nel suo Museo sono esposte le sette statue dei Faraoni Neri provenienti dal nascondiglio di Doukki Gel. Queste statue rappresentano gli ultimi due sovrani della XXV° dinastia egizia, Taharqa e Tawentamani, e tre dei primi Re della dinastia Napata, Senkamanisken, Anlamani e Aspelta.

I TEMPLI DI NAGA

A Naga, in un ambiente tipicamente sahariano di rocce e sabbia, si trova il tempio di Apedemak (I° sec. d.C.), una magnifica costruzione decorata con bassorilievi che riproducono le immagini del dio Apedemak raffigurato con la testa di leone o con il corpo da serpente, del faraone, della nobiltà e varie rappresentazioni rituali del dio Apedemak. Il tempio di Apedemak è una magnifica costruzione tutta decorata da bassorilievi con le immagini del faraone, della nobiltà e varie rappresentazioni rituali.

A poche decine di metri sorge una piccola e strana costruzione con archi e colonne, soprannominata il “Chiosco”, in cui appaiono contemporaneamente gli stili egizio, romano e greco. Poi il tempio di Amon, con un viale di arieti e numerosi piloni decorati. Pic-nic. Mussawarat El Sufra, non lontano da Naga si trova in una splendida vallata coronata da colline. Qui sono visibili le rovine di un tempio molto grande che un tempo svolgeva un ruolo eccezionale. Il suo complesso principale, il “Grande Recinto” o “Tempio degli Elefanti” è formato da numerose costruzioni e muri perimetrali che circondano un tempio costruito nel I° sec. d.C. o poco prima. La quantità di elefanti rappresentati nelle scene decorative di mura e colonne fa pensare che questo animale a Mussawarat avesse un ruolo di primo piano. Al di là del grande wadi c’è anche il Tempio del Leone – restaurato da una missione archeologica tedesca – dedicato al Dio Apedemak

LA DANZA DEI DERVISCI

La cerimonia della danza dei dervisci che ha luogo ogni settimana, è considerata una delle principali attrazioni turistiche del Sudan. Il sufismo è associato all’islam sunnita e sciita e coloro che lo praticano sono chiamati Sufi o Dervisci. Ogni venerdì i dervisci si radunano un’ora prima del tramonto attorno ad alcune delle grandi moschee di Khartoum e Omdurman. Si forma un cerchio e inizia il rituale. La cerimonia inizia con il Madeeh, che recita parole di gratitudine al profeta Maometto. Il pubblico interagisce con i cantori, danzando al ritmo degli strumenti a percussione. Poi arriva lo Zikr, in cui i dervisci ripetono la parola “Allah” molte volte. I dervisci iniziano a girare intorno all’interno del cerchio. Con l’aiuto della musica, i profumi dell’incenso incenso e l’infinita ripetizione di canti religiosi arrivano le vertigini ed entrano in uno stato di trance. Secondo l’antica credenza, il Sufismo riguarda la purificazione dell’anima alla ricerca della pace. Alla fine della cerimonia, poco prima del tramonto, uno dei dervisci cammina intorno al pubblico riunito con l’incenso – che è considerato un tipo di benedizione per i fedeli.

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